Fa già buio quando arriviamo.
C'è un cane, lontano, che appena sente richiudere la porta della macchina, comincia ad abbaiare.
La strada è deserta, e le luci, vicino alle poche case affiancate ai campi, sono deboli. Un altro cane risponde ululando, dalla parte opposta. Solo la luce della trattoria si vede bene. Ci avviamo a piedi verso quella direzione da un minuscolo parcheggio vicino ad una chiesetta settecentesca, la cui facciata, che conclude il rettilineo della strada, è abbastanza cadente.
Ora i due cani ingaggiano un duetto vocale, uno caino, con colpi secchi, l'altro continuando ad ululare disperato. Tentativo di traduzione dal cagnesco: chi siete... intrusi? siamo noi i padroni qui... grrr... questa è casa nostra, territorio nostro... siamo padroni a casa nostra...
C'è puzza di letame nell'aria.
Per fortuna noi apparteniamo al genere umano, non a quello dei cànidi, che pure presentano eccezioni assai migliori dei peggiori appartenenti al genere umano.
Sulla strada principale, l'ingresso è chiuso, si entra da una strada interna, da dove si giunge al parcheggio della trattoria, che noi non avevamo visto. Il locale è tranquillo, semplice, vecchiotto, con doghe di legno alle pareti che arrivano fino ad un metro e mezzo di altezza. L'arredo ha un certo gusto, miriadi di bottiglie di liquore vicino al bancone bar, e una foto, con dedica, di Sgarbi, che a me (deve perdonarmi il diretto interessato, cui magari non importerà nulla) non fa un bell'effetto.
Da bere una bottiglia di acqua gasata e mezzo litro di Custoza dell'Azienda Agricola “Le due Giare” di Cavaion, da 11 gradi, alla spina. Buonino da pasto, non granchè, si sente la mancanza di un grado, un grado e mezzo, rispetto alla media di quel tipo di vino, e la poca presenza di profumo, ma va giù discreto ugualmente.
I bagni sono anzianotti e non tanto ben tenuti, con una turca, giovane almeno quanto me...
Molto gentile e disponibile la proprietaria/cameriera, sempre attenta a vedere se va tutto bene e a spiegare i contenuti dei vari piatti.
Questa è una risotteria, mi ero ripromesso di provarla su segnalazione di Fiore72 e poi di Violante, e l'elenco dei risotti è lunghissimo. Bisogna prenderli uguali, almeno per coppia. Noi optiamo per un doppio risotto: il primo con pesce gobbo, carpa e tinca, il secondo con insalata, pinoli e noci.
Le porzioni sono abbondanti, un ovale in due. Quello con il pesce è cotto alla perfezione, ben mantecato, con un sapore molto, molto delicato, oserei dire... quasi insipido . Il secondo è parecchio originale, forse leggermente troppo al dente per i miei gusti, con l'insalata tritata e cotta che copriva un po' il gusto di noci e pinoli, ma ugualmente buono. Mangiare due porzioni di risotto, che poi con gli ovali sono diventate tre a testa, assicuro che riempie molto.
Gli altri risotti a disposizione, che io ricordi, sono al tastasàl, ai funghi porcini, cartoccio di riso al prosciutto crudo e champignons, con zucca e salsiccia, alle carni (vitello, maiale e pollo), e poi mi sembra un altro paio di tipi che adesso ho dimenticato. Il servizio è stato ottimale ed i tempi, considerando l'attesa per la cottura dei risotti, giusti.
Il falchèto rinuncia la secondo, io ordino un filetto di maialino al vino bianco. Porzione non proprio generosa, sono quattro ciondoli piccoli, impanati nella farina, tenerissimi e saporitissimi, fatti cuocere, mi sembra di intuire, nel vino rosso invece di quello bianco, perché la pastellina attorno ai pezzi di filetto è di color bordeaux, ma molto buono comunque. A fianco c'è “un” cetriolino sott'aceto, “una” cipollina sottaceto, “un”olivetta in salamoia. Eccedere un po' nelle quantità, non sarebbe stato male.
Fin dal momento dell'arrivo nella sala da pranzo, avevo adocchiato due vasoni di vetro con dentro della frutta in uno sciroppo di liquore. In uno ci sono albicocche, nell'altro prugne. Ordiniamo una porzione di albicocche, che la Marta assaggia appena. Sono annegate in un cognac mescolato ad un liquore più dolce, fatto in casa da loro. Le albicocche avevano perso un po' il loro gusto a favore del liquore che era diventato invece squisito, metà secco e metà dolce, con sottofondo di albicocca. Veramente ottimo.
Ci facciamo portare il conto: 38,80 euro in due. Nello specchietto del prezzo pro capite metterò però 23,40 euro a testa (calcolando i prezzi singoli delle diverse portate), perché mia moglie non ha fatto un pasto completo, ha mangiato solo i primi, assaggiando un micro pezzettino di filetto e un'albicocchina. Poco comunque.
Un posticino discreto, da provare.
La signora proprietaria ci saluta molto calorosamente, dandoci anche la mano, e noi riusciamo fuori, soli soletti, nella bruma notturna della bassa veronese, pensando, senza dircelo, che è la prima sera in cui, ufficialmente, siamo senza figli in casa... ... ognuno adesso ha la sua, anche se Stefano a Bologna è da considerare provvisorio...
Prima o poi doveva pur succedere, anche se il falchèto cerca sempre di svolazzar loro dietro .
Ci saluta, da lontano, ancora un lungo ululato. Finale quasi come in Balla coi Lupi.
Consigliato!
[ViOLanTE]
23/09/2010
Ammetto che sono onorata dalla segnalazione nella recensione .. delusa dal risultato ottenuto!! :-(
Io la conosco per un'osteria dove i risotti sono una favola&prelibatezza, ma ammetto che il resto non l'ho mai provato...
Un'uscita tipo in questo locale ci vede almeno in un gruppo di 6/7 persone, quindi non sapevo del x2 obbligato.
Beh, spero sia stata comunque una serata piacevole (e abbia avuto un guizzo in più della sagra...paesana/isolana!!)