Pranzone di fine anno con tutti gli arbitri del CSI della provincia di Verona. Siamo oltre un centinaio.
Ieri e stamattina c'è stato un caldo africano da queste parti. Stanotte è piovuta sabbia gialla. Si intravedono già dei cammelli che ciondolano per le nostre strade, che si sdoppiano e sfuocano all'orizzonte, per l'effetto calore. Nella nostra riunione invece, tanti cervi cornutazzi, in una primavera che è già estate.
Il Fiore è un hotel a tre stelle con ristorante esterno collegato (Il Fiorellino). Per grandi gruppi, su prenotazione, si usa l'enorme sala dell'albergo, un po' esteticamente asettica per la verità: alluminio anodizzato, tovaglie bianche su tavoloni rotondi, controsoffitto in cartongesso.
I bagni, subito da me visitati, non sono un granchè: la scatoletta del sapone è sventrata e il coperchio è abbandonato lì sul lavello. L'altro contenitore del sapone è vuoto e per terra c'è un po' di carta. Con molta circospezione, mi avventuro nell'antibagno delle femmine, messo un po' meglio, e riesco a lavarmi le mani senza che nessuna mi aggredisca per l'invasione.
Il servizio è abbastanza celere e cortese, anche perché il menu era concordato, per un prezzo di 25 euro a cranio, pagato dal CSI, e le diverse portate già pronte o impostate.
L'antipasto era composto da un grande piatto con una fetta di melone avvolta in una fettina di prosciutto crudo di Parma, una fettina di bresaola che formava un letto per rucola e scagliette di grana, un grumetto di gamberetti in salsa Madras e un ciondolo di polenta morbida con sopra il luccio in salsa. Tutto veramente molto molto buono. Poi c'erano due fettine di non so qual tipo di pesce crudo affumicato, e un po' rinsecchito, che non ho toccato (non amo molto il pesce crudo, ancor meno se è secco...) e dell'insalata mista che pure non ho toccato perché era scondita e mondata da parecchie ore, a giudicare dall'aspetto.
Da bere, oltre alle acque minerali gasate e naturali a volontà, vino IGT bianco e rosso della cantina “Le Grolle” di S.Ambrogio, da 11,5°, senza indicazione dell'anno, con bottiglie già aperte sul tavolo. Stendiamo un velo ed annacquamolo bene con l'acqua gasata, perché vengo dalla partita Nigeria-Tunisia ed ho ancora molta sete.
Sembra proprio un pranzo con collegamenti africani, perché la discussione ed il commento sulla partita dominano la distribuzione dei primi.
Arriva un risotto mantecato con porri e champagne (questo stava scritto sul menu... bah...) ed una spolverata di prosciutto crudo S.Daniele croccante, cioè cotto: una bella invenzione, il “crudo cotto”. Il risotto era buonissimo, cucinato alla perfezione, i miei panciuti vicini hanno fatto il bis e qualcuno pure il tris, sudando come ippopotami.
Qual è il problema di fondo di questi extracomunitari africani che giocano a calcio? Sono disorganizzati ed hanno reazioni naif, simili a quelle di bambini delle scuole elementari. La partita era iniziata con mezz'ora di ritardo perché (si tratta di gente “regolare”, con permesso di soggiorno e documenti, in Italia da parecchi anni, che capiscono bene l'italiano, che giocano a calcio in categoria, anche di semiprofessionisti) la lista per l'appello non era mai pronta, alcuni erano in ritardo perché avevano visto la partita del mondiale (ma anch'io l'avevo vista e sono arrivato puntuale), i numeri scritti sull'elenco non corrispondevano alle maglie, quelli della Tunisia avevano messo in lista due marocchini non regolarmente tesserati, oltrechè non tunisini, tanto che ho dovuto allontanarli dal campo prima di cominciare e mi sono pure incavolato. Durante l'appello c'è chi chiacchiera, chi se ne va, chi si mette a pisciare nell'angolo, chi non risponde all'appello o lo fa con un suono gutturale, invece che con nome e cognome come era stato più volte spiegato. In campo picchiano come fabbri e si insultano tra di loro (a volte tra componenti della stessa squadra) alla grande.
Ora, tra i miei colleghi si sono formate due fazioni: chi li manda volentieri affanbrodo e li rimanderebbe al loro paese d'origine rifiutando la designazione, chi porta pazienza, sperando che prima o poi imparino, perché questo Mundialito della provincia di Verona (dodici squadre di altrettante nazioni) contribuisce a dar loro la possibilità di integrarsi meglio e, nelle intenzioni, di divertirsi qualche volta (ma non è sempre così...), perché non credo che nella vita di tutti i giorni stiano tanto bene.
Io sarei tra quelli che vogliono cercar di comprendere, ma questo non mi deve impedire di dire le cose come stanno.
Idem (dire le cose come stanno) per i tortellini di Valeggio, secondo primo: infelici, duretti, non buoni buoni di gusto, ne ho mangiati due e poi li ho lasciati lì. Non ci hanno portato il grana grattugiato, che io metterei anche sulla macedonia di frutta.
Il terzo primo non l'ho neanche assaggiato perchè erano maccheroncini con un sugo a base di funghi. Discreti, secondo i pareri dei miei colleghi, sui cui gusti peraltro non faccio molto affidamento, perché alcuni mangerebbero anche pantegane morte.
Di secondo, il menu recitava: cosciotto alla romana profumato al Soave. Si trattava di una fetta di fesa di vitello arrosto in un bel poccetto di vino bianco cotto e ristretto. Molto buona. Assieme ci hanno portato delle carote saltate in tegame e degli zucchini trifolati. Ottimi.
Poi è arrivata una cosa che avrebbe voluto essere una tagliata di manzo, ma invece a me pareva una fetta di manzo preventivamente lessato e saltato in olio e rosmarino. Passabile. Assieme, patate al forno, che io gradisco sempre.
Discorsi e ringraziamenti come da protocollo e semifreddo al torroncino, buonino, con una salsa di cioccolato caldo, di colore chiaro, che mi pareva un surrogato (bleah...). Separatamente, dei sanvigilini squisiti, sono i biscotti tipici del Lago di Garda, fatti con farina, burro, uova e uvetta sultanina, come degli zaletti. Non so se li abbiano fatti loro, ma erano buoni ugualmente.
Caffè con correzioni e correzioni senza caffè.
Il prezzo è bassetto, ma prevale la quantità rispetto alla qualità e poi è un prezzo riservato a circa 130 persone con menu fisso. Più di qualche piatto era convincente..., è assai meglio di una mensa aziendale..., sono incerto nel giudizio sintetico tra i due e i tre, però, onestamente, non mi sento di consigliarlo.
Esco a 32°, con un'afa micidiale, e solo le numerose coppie di tedeschi, giovani e vecchi, a piedi, in bici e in tandem, assieme ai pullman tedeschi parcheggiati in ogni dove, mi ricordano che siamo sul Lago di Garda e non sul Lago Tanganika.
Buono
[joy]
13/06/2010
se ci sono differenze da quelli di Castelfranco a quelli di Valeggio, sempre che tu li abbia assaggiati ambedue