Un'opportunità da cogliere, quella di essere provvisoriamente da solo con mio figlio, con il frigo vuoto e una certa fametta. Suggerisco una puntata da Biondani, che è qui vicino, e dove volevo anche testare qualche altro piatto, verificare se la prima impressione positiva poteva essere confermata.
Tornati a casa, Stefano si rimette a studiare filosofia, intervallandola con la chitarra, io, sul divano, digerisco bene e mi gusto “Canone inverso”, un film meraviglioso, un intreccio di musica, amore/egoismo e libertà/oppressione, scandito dalle note del grande Morricone…
https://www.youtube.com/watch?v=E1CUKFIlcck
Il titolo deriva da un brano per due violini, fondato su una melodia eseguita dal primo violino in modo normale, mentre il secondo la suona dalla fine verso l'inizio, all'inverso. Anche se la spiegazione tecnica del canone inverso sarebbe molto più complicata, mi affascina scoprire questa scansione particolare; una modalità filmistica già sperimentata con “La Chiave di Sarah”, dove si narra partendo dalla fine e contemporaneamente partendo dall'inizio, per poi incrociare sentimenti e fatti. Una modalità che non mi sembra affatto cavillosa od inutile, perché sentimenti e cibi e bevande spesso si incrociano in una commistione di sensazioni e di percezioni che si fatica a descrivere, almeno io faccio sempre fatica, perché vorrei argomentare qualcosa che vada oltre il freddo aspetto tecnico del “buono nobbuono, caro non caro”.
Siamo soli anche nella trattoria già descritta nella recensione precedente. Sul tavolo c’è un piattino con una specie di tela bucherellata violetta, da confetti, e sopra un mandarancio, tre noci e una castagna. Ordiniamo un quartino di valpolicella classico della cantina farina, sempre buono, e una mezza minerale gasata. Stavolta gli sgonfietti fatti in casa, nel cestino del pane, sono ai semi di papavero, ottimi da sgranocchiare, assieme a dei grissinoni artigianali.
Sto pensando che in contemporanea mia moglie sta mangiando all’ottimo Mlejnice, 800 km. più a nord, e sono a Praga anch’io con la testa e con gli occhi, per via del “Canone inverso”, girato in gran parte in quella città.
Saltiamo i primi e ordiniamo costolette d’ agnello alla griglia con la polenta, nonché tagliata di manzo con rucola e grana. carne favolosa, tenerissima, gustosissima, cotta alla perfezione. Quantità notevoli: cioè quattro bricioline d’agnello che ci siamo divisi e un piattazzo pieno di fettine di manzo alla griglia, che pure ci siamo divisi, e una montagna di rucola.
Ho appena visto e sentito su Skype un’altra figlia che stava andando a mangiare alla mensa americana della Green Zone della capitale irachena… una cosa tra il pessimo e l’obbrobrioso… a noi va molto meglio.
Per i contorni, portano appositamente UN TAVOLINO! Quattro grossi ovali di acciaio (simil mensa, peraltro) contengono: sei sette fette di testa di sedano gratinata al forno (strepitosa, una ricetta facile facile, che mi riprometto… di ricordare a mia moglie quando torna ), carote al burro e prezzemolo in tegame (buone), cavolo ugualmente gratinato al forno (buono, ma il sedano era meglio), patate al forno molto buone e cotte perfettamente, leggermente marron in qualche punto ma senza bruciatini. Riusciamo ad avanzare a causa di quantità pantagrueliche.
Rinunciamo al dessert, siamo ben sazi e Stefano vorrebbe studiare ancora. A casa abbiamo tante belle sfiziosità dolci per S.Lucia e per Natale. Conto da 35 euro, direi giusto, anche in considerazione delle quantità introitate, e conferma di un posto (ruspante, ma con alcune eccellenze) dove si cena molto bene.
Consigliatissimo!!
[carolingio]
05/12/2012