Ci sono passioni, quelle vere, che fanno sì che i sogni a volte si avverino.
Nonostante le complessità che via via si presentano e nonostante il periodo, che sicuramente non è dei migliori.
Con la consapevolezza poi che ogni scelta è una scommessa, e che quindi il risultato è più che mai un'incognita.
Apprezzo molto quando dei giovani, spinti dalle loro sane passioni, si mettono in gioco cercando di conquistare una propria realtà nel panorama gastronomico, forse non troppo roseo da queste parti.
Benvenuti quindi Matteo ed Elena. E benvenuto al loro sogno.
Lui in sala, proveniente da altre esperienze, fra le quali merita di essere menzionata quella a Villa del Quar con Bruno Barbieri; lei, la compagna, in cucina.
Innanzitutto vale la pena spendere due parole sul locale.
Siamo a Zola Predosa, nella prima periferia di Bologna. Il ristorante è stato ricavato dalle antiche cucine del seicentesco palazzo Stella, già sede del municipio di Zola Predosa.
Arrivando dalla centralissima via Risorgimento, lo si trova sulla destra, prima del ponte sul torrente Lavino.
Non lo si nota facilmente, in quanto si trova sotto al palazzo, ma è ben segnalato.
Scese le scale, il primo impatto è notevole: ambiente molto piacevole, accogliente e fine, con volte in mattone e belle pareti bianche. Tre salette accolgono i circa tredici tavoli, ben distanziati fra loro, apparecchiati con belle tovaglie e posateria di pregio. La pulizia è impeccabile.
Il menù, sia di carne che di pesce, segue la stagionalità delle materie prime, sempre eccellenti e freschissime.
La proposta si basa sulla tradizione regionale che si lascia "contaminare" da influenze ferraresi e sarde, che derivano dalle origini dei due ragazzi.
Interessante e per niente banale la carta dei vini, in cui si trovano belle bottiglie con giusti ricarichi, fra cui spicca una buona selezione di ottimi Champagne e rossi francesi importanti (Salon e Richebourg Romanée-Conti, per citarne due).
Il servizio, affidato a Matteo, è esemplare: preciso, competente, mai invadente.
Ma veniamo al menù.
Cinque sono le scelte possibili, di carne e di pesce, fra gli antipasti, i primi ed i secondi piatti. Cinque sono anche i dessert.
Una bella scelta quindi, ma giusta: meglio fare pochi piatti, ma fatti molto bene, piuttosto che dare una scelta eccessiva di piatti mediocri.
Vista la ricercatezza dei piatti, vale la pena citarne alcuni per rendere l'idea: fra gli antipasti, insalata tiepida di sgombro affumicato e uva, sformatino di zucca e mela con prosciutto croccante, parmigiano e riduzione di balsamico. Fra i primi, lasagna di farina integrale e olive taggiasche con salsiccia e besciamella di zucchine, bucatini con bottarga di muggine e finocchi, maltagliati gialli e rossi con calamari e fagiolini. Come secondi, maialino da latte, budino salato e salsa di susine alle spezie, Tagliata di manzo Wagyu (allevata con procedimento kobe) con insalata mediterranea e pan brioche, Umido di moscardini e seppie con cous-cous alla curcuma.
Noi optiamo per due antipasti e due primi, preceduti da una piccola entrée offerta.
Per cominciare, io mi faccio tentare dai gamberi all'arancia sfumati al Varnelli, mentre il mio ospite dalle costolette di cinghiale marinate su crauti con uvetta e sciroppo d'acero.
A seguire, consigliati perché preparati nel pomeriggio, entrambi ci indirizziamo sui cappellacci di zucca al ragù di carne.
Il tutto accompagnato dall'immancabile acqua e da una eccellente Barbera d'Alba 2007 Gepin di Albino Rocca, nonché da ottimi panini caldi fatti in casa.
Ottimi i gamberi, con l'interessante contrasto fra la loro dolcezza, l'acidità dell'arancia ed il Varnelli.
Eccellenti i cappellacci, sia per la consistenza della pasta, che per il ragù, saporito ma veramente leggero. La zucca poi, complice un'annata davvero favorevole per quanto riguarda il clima, si rivela ottima, con quella punta di amaretto che a me piace particolarmente (da notare che non sono assolutamente amante della zucca in genere, tutt'altro, me la concedo solamente in questo piatto).
Concludiamo con un dolce, un budino di amaretti e zafferano con caramello al nocino, ottimo e due caffè, buoni, accompagnati da piccola pasticceria.
Per una spesa totale di 80 euro, che visto il vino, la qualità e la presentazione dei piatti sono giustissimi.
Da sottolineare infine che il coperto incide solo per 2 euro: nulla considerando l'entrée, il pane caldo e la pasticceria con il caffè.
Un'ottimo posto, dunque, dove stare tranquilli, mangiare qualcosa di diverso venendo coccolati da un ambiente e da un servizio superiore, che quindi non posso che consigliare caldamente.
Largo ai giovani!
Consigliatissimo!!
[carolingio]
23/11/2011
(tutto ottimo, perchè non cinque?)