Ambiente favoloso, romantico, fantastico.
Siamo in due.
2 antipasti a testa (carpaccio di salmone e moscardini con polentina)
2 risotti con capesante e zucchine
2 filetti di pesce persico in crosta
1 verdure grigliate
1 patate al forno
½ litro di Bianco di Custoza
1 bottiglia di acqua gasata
2 sorbetti al limone
Tutto ottimo.
Servizio veloce e gentile.
Conto totale di 39 euro.
Il forte di Pastrengo venne fatto costruire da Ceco Bepe tra il 1859 e il 1861, soprattutto per proteggere le vie di comunicazione con l'Austria attraverso la Val d'Adige. Compito facilitato dalla posizione privilegiata, scelta come base per la costruzione, un alto colle che domina ancor'oggi tutto il territorio circostante: Bussolengo, il tratto meridionale del Garda, Val d’Adige (gia peraltro ben controllata dai due forti di Rivoli e di Monte) e il monte Baldo. Il forte era munito d'una quindicina di cannoni e presidiato da un'ottantina di uomini. Nel 1866 passò in mani piemontesi, o italiane che dir si voglia, e, recentemente, una ventina d’anni fa, entrò in possesso di ottimi gestori, che l’hanno ristrutturato in modo eccellente ed adibito a ristorante, con adiacente birreria-stube-pizzeria.
Bello verde all’esterno, con tanti profumi di fiori.
Dentro è ancora più bello di fuori. Grossi pietroni di pietra bianca squadrata e bocciardata grossa (roba da 50 cm. x 70 cm. x 100 cm. l’uno...) costituiscono i muri fino all’altezza delle spalle, poi, sopra, tutti mattoni vecchi, sabbiati, faccia a vista, con soffitto a volti.
Scegliamo il primo locale-cannone, dove ci stanno, belli larghi, due tavoli da quattro persone. Il locale-cannone ha un’unica finestrina, che un tempo era la fessura per l’uscita del cannone; c’è ancora, addossato al muro, il grosso anello di ferro e di fermo, per bloccare il rinculo presumo. Le lampade sono molto ben disegnate: dei pali da quattro cinque cm. di diametro in ferro scuro battuto, fissati verticali al muro, con sopra una mezzaluna giallina di vetro, che finisce sopra con dei merli, e dentro la lampadina. Tavoli ricoperti di tovaglie bianche e sedie pure, con la tela bianca che arriva fino a terra. La location è veramente strepitosa... pavimento in grossi lastroni rettangolari (da un metro per un metro e mezzo) di pietra di Prun rosa bocciardata grossa. Dei quadri del progetto di restauro e dei vecchi disegni del progetto austriaco completano l’arredo. FA-VO-LO-SO!!!
E poi, posso dire? mi piace questa trasformazione da luogo di guerra a luogo di pace e di allietamento del gusto
Da bere ci facciamo portare mezzo litro in caraffa di Bianco di Custoza della Cantina Sociale di Castelnuovo del Garda e una bottiglia di acqua gasata. Il Custoza è molto buono, appena leggermente mosso come piace a me, fresco il giusto, dagli 11,5 ai 12 gradi stimati, aroma penetrante, sarà perché provengo dai profumi floreali delle mie colline e del parcheggio del forte, ma sento anche qui profumi di fiori.
Non è un vino che costa tanto, perché l’ho comprato anch’io in Cantina e costa 1,40 al litro, sfuso, ma è veramente buono.
Antipasto, che arriva in dieci minuti: polentina con moscardini in guazzetto e carpaccio di salmone marinato su letto di insalatina al profumo di agrumi. Eccellenti entrambi. I moscardini sono tenerissimi, il sughetto al pomodoro squisito, la polentina molla cotta giusta. Il salmone, crudo, dovrebbe essere stato marinato in agrumi, gli rimangono sopra delle scorzette di limone e sotto i molesini con piccola imbriagòna, buonissimo. Le porzioni non sono abbondanti, sono giuste. Presentazione d’alta cucina, con strisce di aceto balsamico a guarnizione.
Il tempo di ordinare, di mangiare l’antipasto e di guardarsi attorno un po’, che, pochi minuti dopo, arriva il risotto, con pezzettini di capesante e di zucchine, assieme allo zafferano. Cottura perfetta, ottimo... forse, a voler proprio trovare il pelo nell’uovo, avrebbe dovuto essere spento un minuto prima per far evaporare un filo di liquido eccessivo (ma proprio un filo).
Secondo, sempre con una tempistica ottimale, senza correre ma anche senza attendere troppo: filetto di pesce persico in crosta di patate e salsa allo yogurt e aneto. Ricetta particolare, che non avevo mai provato, con un indovinato avvicinamento di gusti. Anche qui, pesce freschissimo.
Concludiamo con un sorbetto al limone, uno dei migliori che io abbia mai assaggiato. Il limone si sente tantissimo, poco lo zucchero, un filo il liquore, anche in questo caso assemblaggio ideale.
In un’ora, poco più, abbiamo concluso, anche se è vero che ci siamo andati prestino (ad un quarto alle otto) e non c’era tanta gente. Il servizio è stato esemplare, giovane cameriere in camicia bianca e farfallina nera, forse un po’ asettico, i bagni pulitissimi.
Da ricordare i sottopiatti tondi e grandi, colorati come il marmo rosso di Verona, con al centro l’aquila asburgica a due teste. Molto apprezzata l’idea, soprattutto da mia moglie che, com’è noto, appartiene all’ordine degli Accipitridi (falchi, aquile ecc.).
Abbiamo speso 19,50 euro a testa. Io scrivo quello che si è speso realmente, però volevo far presente che siamo tornati in questo posto, dopo parecchi anni di assenza, invitati da un gruppo che fa sconti on line: il coupon che abbiamo stampato recitava 80 euro per una cena di due persone. Lo abbiamo consegnato al ristorante, dopo che sulla carta di credito ci erano stati addebitati 39 euro, meno della metà.
Devo dire che merita una visita, anche pagando 40 euro a testa, e anche considerando il tipo di pesce (a parte le capesante, che nel risotto non potevano essere in gran quantità) non tanto costoso.
Veramente splendido, a 8 km. dal lago, per chi va a fare un giro da quelle parti.
Imperdibile!!!
[Reginalulu]
18/06/2011