Villa Serenella, originariamente denominata Villa Acquistapace, dal cognome dei suoi primi proprietari, è attribuibile al Palladio e/o alla scuola Palladiana, ed è situata alla fine dei 10 km. di questa Magnalonga, a 200 mt. dalla mia scuola e a 400 dal parcheggio carabinieri che ha ospitato parecchi meeting point con Gustamodenesi.
La storia della Magnalonga, iniziata quattordici anni fa, quando ero parte attiva della mia prima Amministrazione Comunale, devo dire che mi ha sempre attratto (ed in diverse edizioni vi ho collaborato direttamente, essendo gestita da una Commissione Consiliare Comunale) per diversi motivi.
In primo luogo non mi piace mangiare troppo, fino a scoppiare. E lì non si mangia troppo.
In secondo luogo mi piace mangiare a più riprese, pochino alla volta, e lì succede per forza.
In terzo luogo mi piace fare una passeggiata soft dopo mangiato, aiuta a digerire, a smaltire da subito qualche zucchero e qualche filo di grasso in eccesso.
In quarto luogo mi piace bere il vino senza eccedere, e, camminando, anche quello un po’ in eccesso si smaltisce.
In quinto luogo mi piace mangiare in compagnia.
In sesto luogo mi piace l’ambiente e il posto dove abito, la sua natura, la sua storia e la sua architettura, anche se qualcosa è stato rovinato nel corso degli ultimi decenni e anche se questo piacere non è esclusivo, lo riservo a tutti i territori dove sono stato.
La Magnalonga è una genialata, riassume bene tutte queste mie desiderata, ad un prezzo modicissimo, quest’anno, di 25 euro a persona. I proventi vanno in beneficenza.
Ce ne sarebbe una settima, di desiderata, mi piace mangiar “bene”, che qui non è ancora stata presa in considerazione proprio in modo ottimale, ma... non si può aver tutto dalla vita
Il via è dalla piazza di Pedemonte, con partenze scaglionate di circa 150 persone alla volta. I partecipanti sono sempre non più di 3.000, per ovvie questioni organizzative, e, attenzione per chi volesse in futuro partecipare, qualche settimana prima della data i biglietti di solito sono già finiti.
Cinque minuti a piedi e si arriva alla cantina Tedeschi, dove si mangia un bel pan e salame nostrano, con un bicèr de vin, Valpolicella Classico. Ottimo, ci sta bene, sono le 11, diciamo che l’antipasto è corposo.
Il vino compreso nel prezzo è di un bicchiere per tappa. C’è però la possibilità (che a mio avviso dovrebbe essere vietata in questa manifestazione) di acquistare bottiglie di vino lungo il percorso. Acqua a volontà.
Talmente corposo il pan e salame che i successivi antipasti nemmeno vengono guardati. La seconda tappa è a Cengia, 20-25 minuti a piedi, dopo essere passati in mezzo ad un alone di vigneti rigogliosi e vicino alla Villa Giona Fagiuoli, un altro complesso risalente al tardo quattrocento, immersa in un fantastico parco. Bellissima. La splendida giornata di sole rende poi il tutto ancora più bello.
Il vino proposto è dell’azienda agricola Lavarini, di Arbizzano. Non è un granchè, solo un piccolissimo assaggio, meglio il Tedeschi a mio avviso.
Da Cengia si sale per una stradina medievale, ora diventata in parte sentiero, a Castelrotto fino al Relais Castrum, proprio sotto il Castello. Mezzora a piedi, andando normale, una leggera fatica per la salita ripida, ma senza fatica non si ottiene niente. Splendida vista con panorama su tutta la Valpolicella est, sopra oliveti e distese di vigne.
Pasta alla boscaiola. A me non piacciono i funghi.
Forse si poteva pensare ad una alternativa... va beh... meglio così, serve a mantenere la linea... ascoltiamo la musica che ci viene proposta...
Il vino è un Valpolicella Classico Superiore dell’azienda agricola La Quena. Qualcuno magari non ci crederà, ma non l’ho assaggiato.
Da Castelrotto, sempre in una cornice di vigneti, di cipressi, di olivi e di ciliegi, con a fianco il parco della Villa Sagramoso, si scende alla Fontana di S. Maria della Valena (20 minuti a piedi) dove i viandanti sono attesi da un sorbetto al Recioto. Buono, non straordinario. Il Recioto è della cantina Vogadori. Il gelato di “Cupido”, che ho già recensito in passato. Straordinario è invece sempre l’ambiente circostante, che io percorro sempre quando, in altre occasioni, faccio footing.
In una mezz’oretta, si scende verso Villa Pule, altra casa signorile di campagna, del periodo rinascimentale, sempre in un contorno lussureggiante di vigne, di altre corti di campagna, di cipressi, di vecchie fontane. Lì, il menu prevede polpettine in umido con i piselli... non amo molto le polpette... ho fatto decenni e decenni di mensa e so come vengono fatte solitamente le polpette... per questo preferisco quelle che fa mia moglie, con carne scelta, sicura, non avanzi (ma non dico che quelli fossero avanzi, solo ho una deformazione mentale).
L’Amarone Villa Crine, di Pedemonte, che le accompagna, è un buon Amarone.
Anche in questo caso, l’organizzazione avrebbe fatto meglio, amio avviso, a pensare a qualcos’altro di diverso delle polpette, ma è un parere del tutto personale e l’anno successivo le cose sono sempre diverse, anche come percorso naturalmente. Questo è per dire che la recensione, sul cibo, in questo caso ha un’importanza relativa, perché ogni anno cambia la tipologia di cibi, i cuochi, il personale (volontariato) di assistenza.
In un’altra mezz’oretta di passo molto tranquillo si arriva in piazza S.Giuseppe, in centro alla frazione capoluogo, vicino alla Villa Serenella, dove è previsto Monte Veronese DOP (ottimo) e Grana Padano (molto buono) assieme a mostarda di fichi e di pere dell’azienda Lazzaris di Conegliano Veneto, apprezzabilissime anche queste... ma non ho capito il nesso con Conegliano, viste le numerose aziende presenti sul territorio e visto che la Magnalonga ha lo scopo precipuo di promuovere il territorio circostante al percorso.
Uno spettacolo di giornata non mi impedisce l’evidenziazione di alcuni punti interrogativi. Mi scopro un po' critico.
Accompagnamento con il Maximilian I – Brut Soave DOC della cantina di Soave, ottimo veramente, e, diciamo, anche se non proprio in Valpolicella, almeno più vicino di Conegliano... e poi, questi della cantina, hanno anche bisogno che beviamo il loro vino... con quello che è successo...
Da S.Pietro in Cariano, un bus navetta riporta tutti a Pedemonte, dove, in piazza, nel punto della partenza, ci sono frolline al cioccolato, crema al Passito, Recioto dei diversi chioschi e caffè per chi lo vuole. Tutto buono.
Questa è una novità, gli altri anni il percorso era interamente a piedi, ma era più “stretto” come giro.
Il giudizio sul cibo è da due, quello sui vini da tre, organizzazione due e mezzo, quello sulla manifestazione da cinque cappelli.
Consiglio di farla, almeno una volta, è una esperienza particolare, molto bella, con uno sfondo di gente giovane, di comitive organizzate, alcuni addirittura con le stesse magliette e con le stesse scritte.
A parte qualche gruppo un po’ brillo e qualche sacchetto di plastica pieno di acqua, fatto volare in giro, tutto bene, nessun evento particolare, come qualche anno fa, quando un ragazzo e una ragazza furono sorpresi (ma loro non erano neanche tanto sorpresi) a “far l’amore nelle vigne”, come recita la canzone di Battisti: il contadino, proprietario del campo, però, andò loro incontro col bastone, perché: “I cani quando i se acopia, bisogna stacarli col bastòn...”.
Si sa, qui da noi siamo, genericamente, un po’ bigotti e un po’ ignoranti... Il contadino era il bigotto, i ragazzi... beh... insomma... diciamo che il vino fece loro uno strano effetto.
Questo è il motivo per cui, durante la manifestazione (cui partecipano anche parecchi minori e a loro viene data solo acqua) non consentirei la vendita di bottiglie.
Consigliato!
[Lisus]
12/05/2011